“Prima di Elvis non c’era nulla”
John Lennon
Non tutti sanno che Elvis Presley riuscì a superare un periodo estremamente difficile a metà della sua carriera, dovuto ad errori strategici che lo hanno allontanato dal pubblico e alla coincidente ascesa dei Beatles…
Il successo del “Re del Rock and Roll” esplose nella seconda metà degli anni ’50 del novecento con grande clamore e non poche critiche: il suo stile innovativo e travolgente sconvolse i paradigmi estetici e musicali del tempo, infiammando gli animi dei più giovani. Una incessante raffica di successi, tra cui Blue suede shoes, Hound dog, Heartbreak hotel, Jailhouse rock, Don’t be cruel e Love me tender, lo portò rapidamente alla vetta delle classifiche mondiali, dove rimase per alcuni anni, finché il servizio militare e successivamente la sua scelta di intraprendere la carriera di attore lo hanno progressivamente allontanato dal contatto con il suo pubblico. Convinto, infatti, che i suoi ammiratori fossero disposti ad amarlo nonostante l’assenza di concerti in virtù di ciò che aveva compiuto in passato, decise di dedicarsi completamente al mondo del cinema musicale.
Questo si rivelò presto un grave errore poiché proprio a metà degli anni sessanta i più giovani vennero avvinti dalle note di un nuovo gruppo britannico, estremamente creativo e prolifico: i Beatles. Quando, nel febbraio del 1964, il quartetto di Liverpool atterrò negli USA per partecipare ad una puntata del programma televisivo “The Ed Sullivan Show” una folla incontenibile di ragazzi si riversò nell’aeroporto e gli organi di stampa diffusero, tra le tante immagini di quel giorno, una fotografia eloquente: una fan mostrava un cartello con scritto “Elvis is dead, long live the Beatles”.
Rinnegato dalle nuove generazioni, Elvis si trovò davanti ad un bivio: rassegnarsi a vivere nel ricordo dei successi del passato oppure tornare ad essere il performer musicale numero uno. Scelse la seconda strada riprendendo ad esercitarsi nel canto, tornando in piena forma fisica e studiando un look che facesse tendenza, aggressivo e “maledetto”. La sera del 3 dicembre del 1968, ossia sette anni dall’ultima esibizione davanti ad un pubblico vero, sulla emittente NBC apparve un Elvis Presley abbronzato in una inedita tuta di pelle nera: quello show a colori passò alla storia come il “68 Comeback Special”. La sua voce inconfondibile unita ad una carica rock impetuosa e trascinante furono le chiavi della sua rinascita musicale e per lui, da quel momento, si aprirono le gloriose porte di Las Vegas.
Il coraggio e la determinazione di Elvis furono ripagati dalla sorte: nel 1970 i Beatles, dopo aver venduto in pochi anni un numero impressionante di dischi, decisero improvvisamente di dividersi e Elvis Presley, ormai senza rivali, tornò ad essere il re incontrastato del palco. Proprio negli anni ‘70 ottenne grandi successi che gli valsero diversi record tuttora imbattuti come, ad esempio, il primato assoluto di concerti “tutto esaurito” consecutivi: ben 380 esibizioni!
Il Museo della Resilienza ospita un autografo di Elvis Presley risalente ai primi anni ’70: il periodo del grande ritorno e degli spettacoli di Las Vegas.
CURIOSITÀ
Oltre al numero di concerti “sold out” consecutivi Elvis Presley detiene numerosi altri record, tra cui:
- Record di dischi venduti come solista (secondo la casa discografica RCA, oltre un miliardo) preceduto solamente dal gruppo dei Beatles;
- Record di presenze contemporanee in classifica con 12 brani;
- Record di settimane di permanenza al primo posto in classifica in America (79 settimane);
- Primo artista a trasmettere un concerto in diretta mondiale via satellite (Aloha from Hawaii) il quale, con oltre un miliardo di telespettatori, superò l’audience del primo allunaggio.
- Primo artista ad essere inserito in quattro Hall of Fame musicali: rock, gospel, country e rockabilly;
- Graceland, l’abitazione in cui è sepolto il cantante, è la dimora privata più visitata d’America con oltre 10.000 presenze a settimana.