“Quando qualcuno vuole convincerti che non vali più nulla per nessuno e si impegna a lungo per riuscirci, è il momento di credere in te stesso”
Ric Flair
Ric Flair, soprannominato “Nature Boy”, è ritenuto da molti colleghi e giornalisti sportivi il più grande wrestler di tutti i tempi: in 40 anni di carriera ha stabilito il record di titoli mondiali vinti, ben 16, ed è stato il primo lottatore ad essere inserito due volte nella Hall of Fame del wrestling (sia come atleta singolo sia come membro del team “The Four Horsemen”). Questi successi appaiono ancora più clamorosi se si considerano le difficoltà che questo campione ha dovuto affrontare nella sua vita.
Accolto in tenera età in un orfanotrofio del Tennessee, il giovane Ric venne adottato da una famiglia che lo portò nel Minnesota dove poté studiare e praticare vari sport tra cui la lotta libera. Ottenuto il diploma, iniziò quindi la carriera di lottatore professionista ricevendo nel 1975 il prestigioso premio “Debuttante dell’anno” dalla rivista Pro Wrestling Illustrated. Proprio nell’anno della sua consacrazione a livello nazionale, tuttavia, avvenne un dramma che nessuno poteva presagire: il 4 ottobre 1975 il biplano che doveva condurlo insieme con altri colleghi al Legion Stadium di Wilmington per disputare un incontro, a causa di un errore nel calcolo del carburante, precipitò poco prima di raggiungere la destinazione. Per le ferite causate dal violento impatto il pilota morì e due grandissimi campioni dell’epoca dovettero concludere improvvisamente la loro carriera. Ric Flair riportò danni molto seri alla colonna vertebrale e subì un delicatissimo intervento chirurgico. Mosso dal desiderio di tornare a combattere, Flair intraprese un rigoroso percorso di riabilitazione ed ottenne risultati incoraggianti. I medici, pur riconoscendo i notevoli progressi raggiunti in pochi mesi, gli vietarono di praticare il wrestling poiché la sua schiena non avrebbe retto né agli allenamenti di pesistica né alle violenti cadute, tipiche di quello sport.
Ric Flair non si perse d’animo e decise di modificare il suo modo di lottare adattandolo alle limitazioni del suo corpo e grazie ad alcuni accorgimenti riuscì a tornare sul ring. Ad esempio, imparò a cadere sempre su un latoevitando di colpire il tappeto con la schiena, abbandonò lo stile di lotta tradizionale basato su sforzi fisici pesanti e imparò le tecniche di immobilizzazione e di sottomissione dell’avversario. Creò un personaggio caratterizzato da costumi di scena sgargianti e da una dialettica tagliente così da compensare la mancanza di muscoli possenti, incarnando il concetto di “Nature Boy”. Scelse inoltre di recitare il ruolo del “cattivo” anziché dell’eroe buono, così da giustificare piccole scorrettezze che gli consentirono di vincere diversi match contro avversari molto più possenti ed atletici di lui.
Negli lunghi anni di attività agonistica Flair subì diversi infortuni, anche molto gravi e nell’arco della sua vita attraversò spesso periodi davvero pesanti dovuti ad una particolare instabilità sentimentale (si è sposato 5 volte) e, più recentemente, al dramma della perdita di un figlio. Nonostante la sua fragilità e la sua vita difficile riuscì comunque a costruire una incredibile carriera costellata di numerosi successi. Ric Flair non ha mai perso la voglia di lottare e nonostante abbia superato i 70 anni, appare spesso a bordo ring per aiutare con tranelli e stratagemmi ingegnosi, i giovani lottatori di cui è manager.
Il Museo della Resilienza ospita una fotografia che ritrae il lottatore mentre esibisce con orgoglio la prestigiosa cintura di Campione del Mondo di wrestling. Ric Flair ha dedicato l’immagine espressamente al museo, aggiungendo il suo celebre grido “Woooooo!”. Il museo espone anche uno stivale da wrestling su cui il Campione, oltre alla sua firma, ha voluto scrivere anche il suo soprannome “Nature Boy” ed il numero dei titoli mondiali vinti durante la sua incredibile carriera.
CURIOSITÀ
Una delle caratteristiche che identificano Ric Flair è il grido spavaldo “Woooooo!”che il lottatore rivolge ai propri avversari in segno di sfida o al suo pubblico per incitarlo. Il Campione ne ha svelato l’origine in una intervista: questa abitudine risale ai tempi della scuola superiore, quando il giovane Ric Flair amava cantare la celebre canzone “Great balls of fire” di Jerry Lee Lewis in cui è presente questo urlo liberatorio.
RINGRAZIAMENTI
Grazie di cuore a Ric Flair e al suo staff, in particolare Wendy, per la cortesia e la disponibilità dimostrata.